Ogni anno, puntuale come l’anticiclone africano, arriva agosto. E con lui: città deserte, email automatiche con “torno a settembre”, spiagge affollate e autostrade bloccate. Ma ti sei mai chiesto perché proprio ad agosto?
Non è solo questione di caldo torrido o convenzioni moderne. La verità è che le ferie ad agosto sono un’abitudine tutta italiana con radici antichissime. In questo articolo ti raccontiamo come sacro, imperi e fabbriche ci abbiano portato fino al tanto atteso “chiuso per ferie”.
Le ferie iniziano con l’Impero Romano
Tutto parte da lui: Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, che nel 18 a.C. istituì le Feriae Augusti, giorni di riposo dopo la fatica dei raccolti, per celebrare la fine del lavoro agricolo con banchetti e feste popolari.
Il nome “Ferragosto” viene proprio da lì. La festa era talmente sentita che anche i cavalli da corsa venivano “messi in pausa” (letteralmente, le gare venivano sospese). Una forma primordiale di ferie collettive, insomma.
📚 Fonte: Treccani sotto la voce Ferragosto
Il Medioevo e le festività religiose
Nel corso dei secoli, la tradizione si mescola con il calendario liturgico. Il 15 agosto, infatti, coincide con la celebrazione cattolica dell’Assunzione di Maria, una delle feste religiose più importanti dell’anno.
E così, tra messa solenne e grigliata fuori porta, il confine tra sacro e profano inizia a sfumare. È il medioevo che getta le basi del nostro modo tutto italiano di vivere il Ferragosto: prima in chiesa e poi riuniti a mangiare.
Il Novecento: treni popolari e ferie di massa
Saltiamo avanti al 1931. Il regime fascista istituisce il Ferragosto come festa nazionale e introduce i celebri “treni popolari di Ferragosto”. L’idea? Permettere a tutte le famiglie di godersi una gita fuori città, a prezzi stracciati (ma senza vitto né alloggio).
Il viaggio diventava esperienza sociale. Si partiva la mattina presto con la pasta al forno nel cestino, si tornava la sera. Un vero anticipo del turismo di massa.
📚 Fonte: Museo Nazionale delle Ferrovie dello Stato – Treni popolari
Il boom economico e le ferie sincronizzate
Con il secondo dopoguerra e il boom economico, l’Italia industrializzata adotta il modello della chiusura collettiva: ad agosto, le fabbriche chiudono, le scrivanie si svuotano e tutti vanno in vacanza insieme.
Da Torino a Bari, da Milano a Palermo, agosto diventa il mese dell’evasione generalizzata. Un rituale condiviso, che resiste anche nell’era digitale. O quasi…
E dopo il Covid? Le controtendenze
Negli ultimi anni, qualcosa è cambiato. Il Covid-19 ha riscritto le regole del lavoro e del tempo libero. Smart working, digital nomadism, revenge travel: le vacanze non sono più solo ad agosto.
Sempre più persone scelgono di partire a giugno o settembre, per risparmiare e schivare la folla. Le ferie diventano personalizzate, flessibili, anche spezzettate.
Ma agosto… resta il mese dei fedelissimi della chiusura collettiva.
📚 Approfondimento: Il Sole 24 Ore – Le nuove vacanze post-pandemia
In conclusione: perché agosto?
Andiamo in ferie ad agosto perché ce lo portiamo nel DNA culturale.
Perché lo hanno deciso imperatori, santi, governi e sindacati.
Perché, nonostante tutto, staccare tutti insieme ci dà ancora l’illusione di poter fermare il tempo.
E in fondo, l’Italia è bella anche per questo: per la sua capacità di trasformare una tradizione storica… in un rito collettivo fatto di caffè al bar, braccioli gonfiabili e discussioni sotto l’ombrellone.