Quando l’organico non basta più (e non è colpa solo dell’algoritmo)
C’era una volta, tanto tanto tempo fa, un mondo di social media in cui bastava pubblicare un buon contenuto per farsi notare. Un tempo in cui i social premiavano la creatività, la spontaneità, le idee fresche. Le parole danzavano leggere, le immagini brillavano e le idee più originali venivano celebrate, e la creatività regnava sovrana, senza confini né limiti.
Poi arrivò un orco.
Si chiamava Algoritmo.
Con un passo pesante e uno sguardo severo, iniziò a cambiare le regole del gioco, facendo capire che anche nel regno dei contenuti più belli serviva un po’ di astuzia — e qualche magia in più — per farsi davvero notare.
La realtà, però, è che oggi il mondo social è saturo, con contenuti che affollano i feed e utenti sempre più esigenti e distratti: emergere e ottenere visibilità richiede una strategia che sappia integrare creatività e pianificazione, organicità e investimenti sponsorizzati.
Non è una questione di algoritmi “cattivi”, ma del fatto che il panorama digitale è diventato complesso, affollato e competitivo: solo chi sa combinare organico e ADV riesce davvero a farsi strada.
Pensare di fare comunicazione solo con i contenuti organici è un po’ come raccontare una favola in una stanza vuota: la storia può essere la più avvincente di sempre, ma se non c’è nessuno ad ascoltarla restano solo parole al vento.
L’equivoco più comune: “facciamo prima i contenuti, poi vediamo se spingere qualcosa”
Succede spesso: si lavora per settimane su un piano editoriale curato nei dettagli, si producono visual, copy, reel, si definisce un tono di voce coerente e solo alla fine ci si chiede se “vale la pena” sponsorizzare qualche contenuto strategico.
La verità è che l’ADV non dovrebbe essere un dopo, ma un durante.
Non è il bottone magico da premere quando i numeri non salgono, ma un alleato strategico dell’organico.
L’obiettivo non è “spingere i post che vanno male”, ma far arrivare i contenuti giusti alle persone in target, al momento giusto.
Perché anche il miglior contenuto, se resta intrappolato nell’algoritmo, non comunica: rimane solo un ottimo contenuto invisibile.
Due voci, una strategia: come organico e ADV lavorano insieme
L’organico costruisce la personalità del brand, l’identità, la coerenza narrativa.
L’ADV, invece, ne amplifica la portata. È la differenza tra raccontare una storia in una stanza chiusa e raccontarla in un teatro pieno, con persone che sono interessate a ciò che hai da dire.
E quando queste due voci lavorano insieme, ci portiamo a casa i risultati:
L’organico crea fiducia e continuità.
L’ADV porta nuove persone dentro quella relazione.
I dati raccolti dalle campagne aiutano a migliorare i contenuti futuri.
Il pubblico, nel tempo, riconosce e ricorda il brand.
Non si tratta di fare più rumore, ma di farsi ascoltare meglio e scegliere a chi far arrivare il tuo messaggio.
Dentro la strategia: come funziona davvero il funnel del marketing
Per capire perché organico e ADV debbano convivere, basta guardare il funnel del marketing , ovvero la rappresentazione del percorso che trasforma un utente sconosciuto in cliente fidelizzato.
Il funnel si divide in tre fasi principali:
1: Awareness (consapevolezza): è il momento in cui le persone scoprono che esisti. Qui l’obiettivo è farsi notare, incuriosire, generare interesse. I contenuti organici raccontano il brand, mentre l’ADV permette di raggiungere nuovi pubblici che ancora non ti conoscono.
2: Consideration (valutazione): in questa fase l’utente comincia a valutare se quello che offri può fare al caso suo. Serve creare contenuti di valore, che informano e approfondiscono, supportati da campagne di remarketing o lead generation per mantenere alta l’attenzione.
3: Conversion (azione): è il momento della scelta. Qui entra in gioco l’ADV più mirato, pensato per spingere l’utente a compiere un’azione concreta, un contatto, una richiesta, un acquisto.
E dopo la conversione, il funnel non si chiude: si trasforma in fidelizzazione, dove i contenuti organici tornano protagonisti, rafforzando la relazione nel tempo.
In sintesi, il funnel è un ciclo continuo: l’organico costruisce, l’ADV accelera, e insieme generano risultati misurabili e duraturi.

Quanto serve investire in ADV?
Quando si parla di budget, la reazione più comune è un misto tra scetticismo e prudenza. Ma pianificare una quota ADV non significa “spendere tanto”, significa spendere con criterio.
Un piano strategico ben costruito prevede già in partenza una parte di budget dedicata alle campagne: può essere inizialmente solo una cifra simbolica, purché costante. L’importante è non lasciare all’improvvisazione le decisioni di visibilità.
Perché la differenza tra un piano editoriale efficace e uno dimenticato in fretta spesso non sta nei contenuti, ma nella capacità di farli arrivare a destinazione.
L’ADV come investimento di conoscenza
C’è un altro aspetto spesso sottovalutato: l’ADV non serve solo a farsi vedere, ma anche a capire meglio chi ci guarda.
Ogni campagna produce dati: tassi di clic, comportamenti, interessi, tempi di visualizzazione.
Tutte informazioni preziose che aiutano a ottimizzare la comunicazione organica, a scrivere copy più precisi, a scegliere immagini più efficaci, a definire pubblici più coerenti.
In altre parole, l’ADV è anche una palestra di analisi e apprendimento.
E i brand che imparano dai propri dati diventano, nel tempo, più solidi, più riconoscibili e più consapevoli.
Il nostro “dietro le quinte”: quando un piano organico incontra la giusta spinta ADV
Nei progetti che seguiamo come agenzia, capita spesso di vedere questo passaggio in diretta.
Un contenuto curato, con una buona storia e un visual coerente, inizia a girare bene ma raggiunge solo una cerchia ristretta di utenti.
Poi entra in scena la campagna: una spinta mirata, un target ben definito, un copy adattat ed ecco che i risultati cambiano.
Più interazioni, più click, più conversazioni.
Non perché il contenuto fosse “debole”, ma perché ha finalmente trovato il suo pubblico.
E questa, per chi fa comunicazione, è la differenza tra esserci e basta e parlare al giusto pubblico.
In conclusione: il futuro è di chi unisce strategia e visione
L’organico è la voce del brand.
L’ADV è il megafono che la fa risuonare.E la comunicazione davvero efficace nasce solo quando queste due dimensioni si parlano e si sostengono. Perché non si tratta solo di farsi vedere. Si tratta di farsi ricordare, nel modo giusto, dalle persone giuste.